venerdì 4 marzo 2011

Intervista col Gatto e la Volpe

Intanto buongiorno a voi, e piacere di conoscervi. Signor Gatto... Signor Volpe...

[Ci stringiamo le mani, anzi le zampe]

V: Altrettanto, altrettanto. Anche se non ce l'aspettavamo, sa?
G: Sa?

In che senso, scusate?

V: Nel senso che ormai pensavamo d'esser finiti definitivamente nel dimenticatoio. Sa com'è, dopo tanti anni che nessuno ti chiama più...
G: Chiama più...

Diciamo che due ragioni essenziali mi hanno spinto a contattarvi per chiedervi quest'intervista. La prima è che sono da sempre un “Pinocchiofilo”, se così si può dire. Un fan del burattino più famoso del pianeta, insomma. La seconda si ricollega invece a un evento recente, di qualche mese fa che vi riguarda entrambi, e che mi ha scombussolato non poco. Ma andiamo con ordine. Che ricordi avete delle Avventure di Pinocchio di Luigi Comencini, sceneggiato storico della Rai tratto dall'omonimo racconto di Collodi? Vi chiamarono ad assistere alle riprese, no?

V: Non solo. Sul set di Comencini facemmo anche da “consulenti”, in un certo senso, per i due attori che ci interpretavano.
G: Pretavano!

Come no, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Sapete che da piccolo era il mio sogno nel cassetto, conoscere un giorno quei due matti? Li adoravo, soprattutto Franco. Sogno che, purtroppo, in quel cassetto ci è rimasto. Però voi due li avete conosciuti, quindi potete levarmi qualche curiosità su di loro. Per esempio, aldilà del valore comico-artistico della coppia, com'erano umanamente?

V: Eran due star della commedia all'italiana – sia pur di serie B, quella delle “parodie” – e come tali si sentivano. Mantenevano le distanze, ecco.
G: Ecco!

Insomma se la tiravano, per usare una locuzione giovanile d'oggi? Questo mi state dicendo?

V: Un po' sì. Incutevano persin un certo timore reverenziale, direi.
G: Rei!

Certo. Perché non scordiamoci che, per usare un altro termine in voga oggi, i loro film erano puntualmente dei blockbuster. Insomma al botteghino facevano sempre il pieno. E di ciò ne andavano, giustamente, fieri. Malgrado le critiche non proprio lusinghiere dell'intellighenzia.

V: Era senz'altro il duo comico del momento, quello di maggior successo commerciale, di pubblico. Non per niente Comencini li scelse.
G: Else!

Un altro grande attore italiano che mi sarebbe piaciuto conoscere era Nino Manfredi, che nello sceneggiato interpretava Geppetto. E qui stiamo parlando di commedia all'italiana di serie A, trattandosi di uno dei cosiddetti “colonnelli” del genere. Ecco, com'era davvero Manfredi, sia come attore che come uomo?

V: Un perfezionista e un pignolo. Gran professionista della recitazione, su questo non si discute. Però non così simpatico e alla mano come potrebbe sembrare. Un po' tritapalle, insomma.
G: Somma!

E così, in un sol colpo mi avete fatto crollare tre miti. Scherzo. E veniamo ora al piccolo protagonista platinato di Pinocchio. Pinocchio, appunto, interpretato dall'esordiente assoluto Andrea Balestri. Che tipo era, e che rapporti aveste con lui?

V: Ci abbiam parlato poco. Non stava mai fermo, pareva un furetto. Direi che la parte del disubbidiente matricolato gli veniva davvero naturale.
G: Turàle!

Un saltapicchio, l'avrebbe definito Manfredi.

V. Immagino di sì. Anche se non so cosa voglia dire.
G: Ire!

Be', ma ditemi qualcosa di più su questo Andrea Balestri. Un retroscena, una chicca. Che chiaramente non sia il solito tormentone “Balestri versus Lollo”, che francamente conosciamo alla nausea e che sa un po' di stucchevole déjà vu. Tipo “Rocky Balboa contro Ivan Drago”, per capirci.


V: Come si direbbe oggi, era uno not politically correct. Incasinava tutta la troupe, non solo la Lollobrigida. Il classico Pierino la peste o Giamburrasca della situazione.
G: Azione!

Che fosse un po' casinista è risaputo. Ma c'è qualche aspetto ancora poco noto dell'ex enfant prodige di Pisa? Qualcosa che poteva sapere solo chi ha bazzicato lo stesso set?

V: Temo di no, sa. In fondo era un ragazzetto come tanti, coi pregi e i difetti di quell'età.
G: Tà!

E forse in tal senso bastano le parole stesse di Andrea Balestri adulto. Ricordando con nostalgia il periodo in questione, ebbe a dire che aveva vissuto quell'avventura come un bel gioco e nulla più. Un gioco, forse, durato troppo poco per l'allora giovanissimo attore, potremmo concludere. Vabbè che un bel gioco dura poco, però...

V: In effetti.
G: Etti!

Passerei adesso all'altra riduzione cinematografica di Pinocchio. Ossia il film diretto e interpretato, quasi trent'anni dopo, da Roberto Benigni.

V: [Gesticolando nervosamente e facendo boccacce oscene] Per carità! Non ne parliamo proprio.
G: Oprio!

Leggo in voi del disappunto, nel ricordare questa pellicola.

V: Dica pure disgusto, prego! Una cagata pazzesca, direbbe qualcuno. Per paradosso, tanto zuccherosa da riuscire persin volgare. Inguardabile.
G: Abile!
V: S'era persin pensato di fargli causa, al bischero stempiato. Grave danno della nostra immagine, capirà. Ma i nostri legali ci sconsigliarono d'intentare alcunché. Ci avrebbe “scodati” di brutto, dissero. Nemmeno noi avremmo potuto sperare di spuntarla, contro quello. Troppo astuto e navigato anche per il Gatto e la Volpe.
G: Volpe!

Capisco. Quindi inutile chiedervi se avete gradito l'interpretazione dei Fichi d'India. Ai quali, lo ricordiamo, affidarono i vostri ruoli.

V: Appunto, inutile chiedercelo. Rischieremmo il diapason della volgarità, lo zenit del turpiloquio.
G: Loquio!

Mi risulta che anche stavolta foste ospiti-consulenti sul set, o sbaglio?


V: Sì, ma ce ne andammo quasi subito, per protesta. Dipingerci così, ma andiamo! Un po' di rispetto per due seri professionisti come noi! Benigni farebbe bene a cambiar mestiere. Anche i Fichi d'India, beninteso.
G: Inteso!

Anche perché molti non sanno che voi due avete comunque alle spalle una formazione scolastica che nulla ha da invidiare a quelle dei più grandi manager italiani. Lei, Volpe, è laureato, giusto?

V: Sì, in Economia e Commercio.
G: Mercio!

Be', chiaramente.

V: 125 su 110 e lode, più bacio accademico con dignità di pubblicazione internazionale. La mia tesi s'intitolava Editoria italiana contro le mafie tradizionali: una concorrenza sleale.
G: Sleale!

Congratulazioni per il punteggio. Davvero invidiabile e difficilmente raggiungibile.

V: Pressoché inarrivabile, vorrà dire. Ho anche conseguito un master a Jena, sul declino della credulità popolare come fonte di reddito. Wanna Marchi docet.
G: Chi docet!

E il signor Gatto che studi ha fatto, se mi è lecita la rima?

V: Oh, lui è perito.
G: Ito!

In effetti non lo trovo benissimo, così pallido e spelacchiato... Ma dopo il film di Benigni, veniamo ora ad altre dolenti note. La vostra cooperativa ecosolidale avviata di recente, la GaVo. Quando l'ho saputo sono allibito. Possibile che davvero Gatto e Volpe, gli imbroglioni più celebri di sempre, vogliano diventare persone perbene e... oneste? Ditemi che è un incubo e svegliatemi!

V: [Risate] Spiacenti di deluderla ma è la realtà. Siam stufi di truffare e prender per il culo il prossimo. Inoltre abbiamo tutt'e due una certa età, s'ha da pensare al nostro futuro pensionistico. Oggi si sdoganano cani e porci, non vedo perché non dovrebbero farlo un gatto e una volpe!
G: 'Na volpe!

Insomma folgorati sulla via della Libera Impresa Non Criminale?

V: Esatto. Basta con le telemagagne e le polizze truffaldine, gl'imbonimenti telefonici, i finti corsi d'aggiornamento e il gioco delle tre carte.
G: Carte!

Ripensateci, ve ne prego. C'è ancora bisogno di voi. Soprattutto in questo momento critico, in cui pullulano truffatori prevedibili e imbroglioni improvvisati e dilettanti. Oggi più che mai serve la creatività unica di un Gatto e una Volpe. Servono modelli vincenti e collaudati. Serve l'esempio con la E maiuscola.

V: [Risate] Grazie per i complimenti, ma siamo irremovibili. Largo ai giovani.
G: Òvani!

Ma a proposito, il famoso Orto o Campo dei Miracoli che dir si voglia... Esiste o è esistito davvero? Son curioso.

V: Sì, dalle parti di Poggibonsi, mi pare. Senza volerlo, ci suggerì l'idea un canino setoloso intento a disseppellirsi l'osso. Vede? Anche da quadrupedi così stupidi si può cavar qualcosa di buono!
G: Uono!

Quanti ne avete fregati con quell'idea superba, oltre a chi sappiamo? Ne detenete tuttora i diritti di sfruttamento, se non erro.

V: Un cento/centoventi persone, se ben ricordo. Un successone, sì sì. Poi purtroppo si sparse la voce e... addio affari. Dietro segnalazioni anonime, dei magistrati indagarono e scoprirono la truffa.
G: Uffa!

Eppure allora non c'erano né Striscia la notizia, né Le Iene, né Mi manda Rai 3. Chi fece scoppiare la bomba mediatica?

V: Be', ma gli spioni guastafeste son sempre esistiti, dalla notte dei tempi. Come diceva il bandito Cheyenne ad Armonica in C'era una volta... il West, replicando alla battuta di questo che gli aveva appena obiettato che ai tempi di Giuda non c'erano ancora i dollari... «Ma i figli di puttana... sì!»
G: Tana... sì!

Fenomenali, davvero. Anche raffinati cinefili, chi l'avrebbe detto?! Tutti i più grandi truffatori del secolo scorso hanno imparato da voi, i maestri indiscussi della truffa scientifica. Altro che Totò e la Fontana di Trevi, tanto per restare al cinema!

V: Modestamente.
G: Mente!

Vi lascio a malincuore. Chiacchiererei amabilmente con voi tutto il giorno, ma per ovvie ragioni non è possibile. Piuttosto, mi sapreste mica dire che ore sono? Devo aver dimenticato in macchina sia l'orologio che il cellulare, non li trovo più da nessuna parte.

V: Dieci minuti alle cinque, giovanotto. Vuole offrirci un tè al bar qui all'angolo?
G: Angolo?

Volentieri, è un onore. È solo che devo aver scordato pure il portafogli, non trovo più manco quello. Chissà dove ho la testa, oggi. Se mi aspettate vado un attimo in macchina e...

V: [Bloccandomi] No, ci mancherebbe. Chiaramente scherzavo: offriamo noi, è fuori discussione. Ora siamo seri imprenditori: possiam permetterci di scialare un po', di quando in quando.
G: Ando!

Allora chiudiamo ufficialmente questo piacevole e troppo breve incontro; almeno per il nostro pubblico, che fra pochi istanti vi vedrà sfumare. Nella speranza di rivedervi in qualche altra occasione, vi faccio un grossissimo in bocca al lup...

[Occhiatacce gelose da parte di Volpe]

No, volevo dire in culo alla balen...

[Occhiatacce di entrambi]

Insomma, crepi il lupo!

[Largo sorriso di Volpe, mentre ci alziamo dal divano per uscire]

V: Crepi!
G: Epi!

2 commenti:

  1. Sto font fa cagare...sprema le meningi e ne trovi un altro

    RispondiElimina
  2. Ma Lei come si permette, grandissimo mascalzone anonimo, di criticare il mio font? (che peraltro è quello che passa il convento) Ma si vergogni e svulazzi via da qui! Questa è casa mia, mascalzone che non è altro! Davvero, non c'è proprio più religione.

    RispondiElimina