mercoledì 23 marzo 2011

TO-FI (H2O) = 1000 a 1

Firenze, culla della civiltà.
Eppure nella patria di Dante, è un dato di fatto, le fontanelle pubbliche scarseggiano di brutto. Almeno fino a pochi anni fa, ammesso che la situazione idraulica sia cambiata. Ed è un paradosso, vista la vocazione della città al turismo. L'unica che avvistai, triste, solitaria e apparentemente morta e mai risorta, si ergeva sbilenca su una banchina della stazione di Santa Maria Novella. Insomma non certo una bella cera, poveraccia, posto che da lì vi sgorgasse qualcosa.
A Torino, viceversa, non si può dire che manchino. Quasi tutte verdi e cornute, visto il simbolo della (mia) città. In quest'ottica, a Firenze dovrebbero essere gigliate. Ma come si diceva, là niente fontane. Nemmeno alla stazione. I gigli, là, sbocciano solo nelle vetrine di Ponte Vecchio, sottoforma di preziosi abbaglianti. Ma non c'è campanilismo, in questo. Tant'è che mi chiedo se sia davvero razionale, il fiorire di così tante fontane nella mia città. Tradotto: inutile spreco d'acqua. O troppo o niente, insomma. Diciamo che qui non rischi di morir di sete. Specie in periodo di assiduo pellegrinaggio “sindonico”, dove di turisti e torpedoni presso le rosse Torri (Palatine), ce n’è un bel viavai.
Dar da bere agli assetati, disse qualcuno (restando in tema). Ma se ci fossero anche rubinetti e chiavette sarebbe meglio, dice qualcun altro.
Torino, culla delle fontanelle.

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